Hai visto mai tramontare un ego?

Luci artificiali infiammano il cielo, disegno di vite in volo.

Un panorama simile non l’aveva mai sognato, distante dalla sua storia e così vicino a quell’attimo; se siamo “qui ed ora”, lei ignorava vista e memoria, un non-orizzonte la respingeva in sé. L’instabile gioco di specchi della psiche, l’equilibrio del finto, il romanzo anonimo, il teatro dell’identità: il tema della “persona” esercitava, su di lei, una perversa attrazione verso la forma, tensione dialettica tra perfezione ed oblio. “Bisogna essere dei capolavori – recitava il silenzio delle pareti- perché la sacralità della parola riposa nel non ancora espresso”. Un’infinità di mondi possibili, sospesa nel desiderio di disegnarli poveri d’esistenza; quanto mediocre può apparire la nascita, quando c’è data l’intimità eterna del letto.

Ineffabile tentazione di trascendere ogni passo verso il paradiso.

Non sarebbe mai stata opera d’arte, “l’oltre” era arte che non si sarebbe mai resa opera, mai per nessuno. Eppure quella notte, le luci non potevano rimanere invisibili, le voci non potevano essere ignorate, il bagliore dei fuochi era più forte e avrebbe attraversato la più tremenda indifferenza. Lasciò immediatamente tutto, si lanciò al vetro e vi lesse il riflesso del vento che mai l’aveva spinta, dei profumi di una primavera artefatta, dei pianti del lago di Narciso, di un’ironia assurdamente adulta, della pioggia che baciava i volti, della luna imperfetta come l’aveva sempre voluta. In quel teatro di rappresentazioni, il regista inscenò il risveglio di Kafka.

Metamorfosi di Narciso, Salvador Dalí, 1937, olio su tela, 50,8 x 78,3, Tate Gallery, Londra.

Deus ex machina del nulla: “L’alto è l’altro”.

Un brivido di vita la invase, risalendo dal pavimento all’attico dei suoi pensieri; di quale significato rivestire quell’ombra? Forse chi tesse il prezioso filo aveva avvolto intorno a lei la condanna e la salvezza dell’amore? Il tempo fisico non è reversibile ed una seconda lettura non le sarebbe stata concessa, giunse a dubitare dei suoi occhi; ma quanto insignificante la questione del reale davanti al dramma del senso. Perché l’altro e non Io? Uscire di sè? Trovare un altro sè? Per tutto questo tempo erano state ignote mancanze a determinarla? Ed allora di chi era figlia? Chi aveva potuto spogliare il bello di ogni bellezza? La notte si prospettava lunga, molto più dei festeggiamenti che, fuori per tutti, accompagnavano un nuovo identico anno. Per lei quel buio era davvero l’alba.

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