Atterraggio d’emergenza

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Un’economia infetta

“Quando tutto questo sarà finito l’aviazione si ritroverà con molte meno aziende e un mercato tutto da rifondare“. Queste le parole di un amministratore delegato di un vettore europeo. La situazione delle compagnie aeree non è delle migliori: le difficoltà riscontrate in questo settore fungono da cartina di tornasole sull‘impatto economico conseguente alla diffusione del covid-19.

Una nuova “aviofobia”

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L’emergenza sanitaria, i blocchi da parte degli Stati, le politiche di contenimento decise dai governi (compreso quello italiano) che impongono anche lo stop agli spostamenti con qualsiasi mezzo hanno fatto precipitare la situazione nel settore del trasporto aereo. Il drastico calo della domanda si è avuto anche per i timori dei passeggeri, preoccupati per la loro salute. La perdita economica, misurata in termini di capacità dei vettori (ovvero quanti posti vengono messi a disposizione su una determinata tratta) e relative cancellazioni, è stata immediata.

Aerei a terra

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Numerose compagnie aeree hanno quindi deciso di mettere a terra tutta la flotta. Ad esempio il 24 marzo Ryanair ha comunicato lo stop di quasi tutti i suoi voli. I suoi aerei potranno essere utilizzati dai governi europei per operazioni di recupero, trasporto di farmaci o apparecchi medicali e cibo. A terra rimarranno anche tutti gli aerei di Virgin Atlantic e Easy Jet. Mentre i colossi europei come British Airways e quelli americani come Delta e Air Canada stanno tagliando drasticamente il numero di voli, chiedendo in contemporanea al proprio personale di proporsi per periodi di permesso, ovviamente non retribuito.

Le piste degli aeroporti come parcheggi

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Le piste degli aeroporti iniziano ad essere usate come parcheggi per gli aerei fermi. Non si tratta di un problema banale poiché sia gli spazi a terra all’interno delle aeree aeroportuali, sia il numero degli aeroplani vanno a collidere creando una necessità di spazio difficile da colmare. I prezzi per i parking inoltre sono schizzati alle stelle, rendendo la situazione ancora più difficile.

Aerei imbalsamati

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Per non perdere efficienza inoltre i mezzi vengono trattati come mummie. Vengono avvolti con vernici protettive e isolanti. I circuiti di benzina e olio vengono svuotati per evitare corrosione, proteggendo ruote e freni e controllando che gli uccelli non facciano nidi sulle ali. Alcune fotografie mostrano chiaramente tutti gli aerei, ordinati e allineati, occupare tutte la taxiway, i viali di raccordo dei maggiori aeroporti.

Le ripercussioni sui costruttori

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I problemi stanno interessando non solo le compagnie aeree e gli aeroporti, ma anche i costruttoriBoeing ha annunciato che bloccherà la produzione della maggior parte dei suoi velivoli destinati al trasporto. Anche la società europea  Airbus ha le sue difficoltà, soprattutto a causa dello stop delle forniture di pezzi e componenti che ha costretto l’azienda a chiudere i suoi impianti per svariati giorni.

L’effetto a catena

Gli esperti prevedono che alla ripresa delle normali attività subentrerà un effetto a catena, innanzitutto scompariranno numerose compagnie low-cost già in difficoltà.
La diminuzione dei passeggeri impatterà a sua volta sugli aeroporti, i cui ricavi sono sempre più legati alle attività non-air, dai parcheggi ai negozi all’interno degli scali, tutto questo si tradurrà in minor domanda di aeroplani, con impatto sui costruttori Boeing e Airbus, ma anche sulle loro catene di fornitura globali, dai motori inglesi di Rolls-Royce alle aerostrutture italiane di Leonardo tanto per citare due nomi importanti.

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