Sintesi del dibattito sul referendum ATAC

Tor Vergata; dibattito sul Referendum 

Lunedì 5 Novembre a Tor Vergata si è tenuto un dibattito riguardante la questione referendum consultivo per domenica 11 Novembre.

Abbiamo deciso di riportarvi le parole dei relatori, i quali hanno avuto 7 minuti di tempo a persona per spiegare le proprie ragioni.

Ricordiamo che il referendum consterà di due domande alle quali è possibile rispondere ad ognuna SI o NO

 

Domande del Referendum

Volete voi che Roma Capitale affidi tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia mediante gare pubbliche, anche ad una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa, nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e della ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio?

Volete voi che Roma Capitale, fermi restando i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia comunque affidati, favorisca e promuova altresì l’esercizio di trasporti collettivi non di linea in ambito locale a imprese operanti in concorrenza?

Elisabetta Iossa come moderatrice del dibattito

La professoressa apre il dibattito facendo una digressione di carattere economico. Trattando il dibattito sull’ipotesi di una nuova gestione del trasporto pubblico romano, la scelta consterà sul fare in house o fare outsourcing.

La professoressa si sofferma su quelli che dovrebbero essere i quesiti che ognuno di noi dovrebbe porsi. La scelta vede da una parte una gestione monopolistica, la quale tramite una massimizzazione del profitto andrebbe a creare più efficienza. Il contro riguarda possibili comportamenti opportunistici, altamente nocivi in un servizio pubblico come il trasporto urbano. Oppure una situazione di concorrenza perfetta in cui potrebbe esserci una ipotesi di servizio diviso in lotti. in tal modo si eviterebbe la creazione di un’impresa dominante, al fine di creare una buona concorrenza che porti efficienza nel mercato. Nel discorso iniziale della professoressa Iossa viene sottolineata l’importanza di creare corrispondenza tra la decurtazione del corrispettivo nel caso di abbassamento della qualità e di premi nel caso di aumento di questa. Inoltre viene sottolineata l’importanza della misurazione della qualità, al fine di poter offrire un buon servizio ai cittadini della capitale. Gli strumenti ci sono, la tecnologia è pronta, grazie al GPS è possibile fare un lavoro di tracking relativamente al numero dei mezzi su gomma, alle tempistiche e ai possibili ritardi. Grazie all’Open Data, è possibile avere trasparenza per il livello di qualità.

Una nozione da accennare per capire a pieno il dibattito è il concordato preventivo

Il concordato preventivo: L’azienda per evitare il fallimento propone ai creditori commerciali e finanziari un accordo transattivo di pagamento dei debiti in misura ridotta rispetto al valore nominale. Questo concordato preventivo viene asseverato da una società terza autorizzata, presentato ai creditori e al tribunale competente, Roma, in attesa della sua omologazione. Una volta omologato, i creditori, almeno il 60% della massa totale, non agiscono giudizialmente contro atac avendo accettato i termini di suddetto concordato. Fintanto che il piano dei pagamenti, così come proposto, viene rispettato. Richiamando il piano industriale, parte sostanziale del concordato preventivo, la sua accettazione da parte del tribunale di Roma e l’accoglimento da parte dei creditori, costituisce una valida base sulla quale impostare un progetto futuro, in equilibrio finanziario e produttivo.  In questi termini si può affermare pertanto che atac gestita in giusti modi potrebbe avere una sua vita, senza bisogno di ricorrere ad una privatizzazione. È bene precisare che stiamo parlando di una omologazione in concordato preventivo in continuità e non parliamo di un concordato preventivo liquidatorio. La differenza è netta, nel concordato liquidativo c’è una liquidazione del patrimonio. Nel concordato in continuità c’è ipotesi di un’attività produttiva valida in cui i creditori anche in misura ridotta verranno pagati in tempi pattuiti, in tal modo si supera la fase di crisi aziendale e si riporta in bonis l’azienda.

Francesco di Giovanni Per “Comitato mejo de no” (NO)

il sig. Di Giovanni vuole portare la nostra attenzione sul concordato preventivo (in continuità) che l’atac ha richiesto al tribunale fallimentare, depositato a Gennaio 2018, approvato a Luglio dello stesso anno. Il sig. Di Giovanni si sofferma su quanto proposto nella pag. 15 del suddetto concordato, dove vengono riportate tre ipotesi di affidamento. Affidamento in house a seguito di gara con prosecuzione di attività aziendale, Affidamento a terzi con cessione di beni strumentali ad un nuovo gestore e Affidamento a un gestore terzo con la possibilità di un pieno utilizzo dei beni strumentali. Per il comitato “mejo de no” una qualsiasi di queste opzioni non andrebbe a migliorare il problema di fondo, andando a puntare il dito sulla cattiva gestione degli interlocutori, sia la regione Lazio, sia il Comune. Vengono inoltre citati gli accadimenti successivi ai tagli dei finanziamenti da parte della regione Lazio. Affermando che molto della situazione deficitaria dell’atac è dovuta alla carenza dei sostegni da parte della regione Lazio e questa situazione ha minato il patrimonio di atac e ha reso inefficiente i servizi e ha mandato in deficit il conto economico. Una eventuale privatizzazione non gioverà al servizio pubblico e di questo ne vediamo una riprova nella dpl.

Avvocato Francesco Mingiardi (SI)

Afferma che l’Atac vive una situazione di crisi tale da portarla ad un concordato preventivo e questo nonostante lauti finanziamenti statali e regionali che non hanno impedito un deficit sempre crescente e un parco macchine sempre più scadente. ll progressivo deperimento è stato dato, secondo il comitato, all’inefficienza dell’azienda.  L’avvocato sottolinea il costo per chilometraggio, doppio rispetto ad altre aziende di trasporti operanti altrove (3 al km invece di 6). In Atac secondo il comitato la società è contaminata da corruzione e clientelismo. Il rischio ulteriore di Atac è di essere una società di capitali. Il servizio pubblico è tale in quanto eroga un servizio pubblico. Incorporando tale servizio in una Spa la rende privata di fatto, nel senso che la rende possibile bersaglio di una serie di situazioni tipiche di un’azienda privata, come il suddetto clientelismo. È necessario ci sia una offerta adeguata alla domanda della mobilità. Se fatte bene le gare determinano un aumento dell’ efficienza. Il comitato chiede dunque un servizio migliore meno costoso e più efficiente.

Francesco Labonia per “associazione indipendenza” (NO)

La privatizzazione è effettivamente forte in quanto il trasporto non è liberamente esercitabile da ognuno. La gestione del servizio è un monopolio liberalizzato perché appunto eroga un servizio pubblico. Atac è una società controllata dal pubblico ma esercita la propria attività in maniera privata, questo porta a cercare un profitto dove, secondo Labonica, non si può fare. Il problema è il dover rispondere a criteri di economicità. Anche i recenti avvenimenti di cedimenti strutturali sono dovuti dalla concezione del profitto che ha decretato la vittoria dell’azienda che faceva il prezzo più basso. Atac è comunque indifendibile ma rimandano a una gestione privatista e un’ingerenza partitica che provoca clientelismo.

Stefano Parisi “Energie per l’Italia” (SI)

Il trasporto a Roma non può essere lasciato com’è e questo potrebbe essere un motivo sufficiente per votare si. Il tema di fondo è il conflitto tra comune di Roma in quanto azionista e comune di Roma in quanto regolatore del servizio. Questo dualismo crea un enorme conflitto d’interesse. Il comune ad esempio emette sanzioni nei casi di mal gestione, come in caso salti delle corse. Contemporaneamente l’Atac però non può emettere tale sanzione in quanto 100% pubblica. Questo è il conflitto di interesse da eliminare. Il comune dovrebbe dunque cedere la proprietà e occuparsi unicamente del servizio. L’azienda è estremamente inefficiente e il biglietto copre solo un 15% dei costi. l’azienda è dunque una delle più costose da mantenere e per abbattere i costi l’unica soluzione è diminuire le corse. L’inefficienza può anche essere vista facendo un confronto con le altre città, sia a livello di costi che di guadagni. La liberalizzazione del servizio può essere garantita dalle più moderne forme di controllo e questo è l’unico modo per portare “civiltà” nel governo sul trasporto pubblico.

 Pietro Soldini, sindacalista Cgil (NO)

La privatizzazione poteva avere una soluzione 30 anni fa, quando il fenomeno è nato, da allora molte aziende di diverso tipo sono state privatizzate e questo ci ha portato a osservare che i costi non sono diminuiti e i servizi non risulta in nessun caso siano evoluti. Il servizio pubblico è più efficiente. In nessun caso di privatizzazione si ha avuta una verifica scientifica dei costi-benefici. Questa è una carenza della politica e dell’amministrazione. Nel caso specifico si sa che Roma non è efficiente ma questo non perché pubblica ma per una cattiva gestione. L’Atac stessa è stata al centro di scandali e disservizi che hanno creato il deficit dell’azienda. Il miliardo di perdita è stato dovuto alla clonazione dei biglietti illegali. Quello che è necessario non è privatizzare, questo è un diversivo, una scorciatoia, poiché non è noto nessun esempio in Europa in cui il trasporto privato sia più efficiente è meglio gestita ma comunque pubblica. È la prova che l’Atac può essere meglio gestita. Lo stesso governo della città è un problema poiché il trasporto non è sufficientemente finanziata dal comune. La gestione del servizio in un’ottica di guadagno imprenditoriale porta solo a tagliare la qualità.

Avvocato Andrea Mazziotti “+Europa roma” (SI)

Ci troviamo in una situazione assurda. Qui il problema non è privatizzare o meno. Il referendum non tratta di questo. La questione riguarda una differente gestione, alla gara possono partecipare aziende pubbliche quanto private. Le municipalizzate di Milano lavorano in giro per l’Italia e sia queste che  potrebbero prendere in mano la nuova gestione. La ragione del si è dare il messaggio che un sistema in cui si gestisce una società facendone un costo enorme per la città è un sistema involute e fallimentare.

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