La Cina cambia tutto, anche i diritti

La Cina con il suo premier Xi Jinping compie un passo forte e deciso verso la trasformazione della propria società e l’adeguamento al resto del mondo. E’ un periodo di grandi svolte per lo Stato comunista; dopo l’emissione del primo bond in quel di Londra un’altra svolta storica come l’abolizione di due perni del sistema sociale: la legge del figlio unico e i campi di lavoro. L’annuncio è stato dato qualche giorno fa al Plenum del Comitato centrale ed è anche frutto delle sollecitazioni internazionali sui diritti umani.

In realtà la legge del figlio unico non è stata totalmente abbandonata ma bensì “allentata”. In precedenza una coppia aveva la possibilità di fare due figli sono nel caso entrambi i genitori fossero figli unici. Oggi la possibilità di un secondo figlio sarà data anche nel caso un solo genitore sia figlio unico. Una decisione che non sembrerebbe molto forte ma in realtà avrà un effetto importante se consideriamo che comunque oggi come oggi è molto probabile trovare una coppia nella quale anche un genitore soltanto sia figlio unico visto che la legge previgente era in vigore dal 1979. La nuova misura è il frutto, oltre che delle sollecitazioni internazionali, dell’invecchiamento della popolazione. La Cina cerca di raggiungere una crescita demografica sostenibile.

L’abolizione dei campi di lavoro è accompagnata da misure per migliorare il sistema giudiziario e del diritto.  Verranno ridotti per esempio i crimini soggetti alla pena di morte e migliorate le leggi penali.

Ma non sono soltanto queste le grandi novità dell’ultimo Plenum; la Cina decide di aprire il proprio sistema industriale e commerciale sin qui dominato dallo Stato. Già nei giorni scorsi si erano avuti degli indizi della prossima apertura del Paese al “mondo esterno” e le nuove più morbide misure in termini di limiti agli investimenti esteri sono la conferma di  ciò. La linea scelta dai piani alti dello Stato è contenuta uno specifico documento stilato durante il Plenum, che contiene gli obbiettivi in termini di maggior apertura alla competizione e all’estero, favorendo la produttività e la crescita che è stata in parte messa in discussione negli ultimi tempi.

Riforme storiche dunque quelle adottate dal premier Xi Jinping e dai suoi collaboratori, le più importanti indubbiamente dal 1979. Il Dragone Rosso ha davvero intrapreso la strada del cambiamento questa volta. Chissà che oltre ad una grande potenza mondiale, un giorno, non diventi anche uno Stato libero e dove i diritti umani vengono tutelati e garantiti fino in fondo. La domanda è: fino a che punto queste libertà potranno essere concesse senza far crollare il sistema cinese?

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