I possibili disastri causabili da Brexit

Si avvicina il fatidico 23 Giugno; una data che potrebbe segnare la storia in negativo per l’Unione Europea e il suo grande sogno. I cittadini britannici saranno chiamati a votare a referendum per decidere la loro permanenza o meno nell’Ue. Tra un dibattito e l’altro, il fronte dei no si rafforza insieme alle eventuali ipotesi di disastri economici, sociali e politici. Nonostante illustri personaggi di caratura mondiale del panorama politico-economico come Obama, Christine Lagarde e lo stesso premier britannico David Cameron, siano contro l’uscita della Gran Bretagna dalla grande Europa, l’ipotesi che il NO vinca si fa sempre più concreta.

Si iniziano così a valutare tutte le possibili conseguenze di Brexit sia per Londra che per l’Ue nel suo complesso. Secondo uno studio della Bertelmann Stiftung, un istituto di ricerca economica tedesco, lo Stato britannico pagherebbe a carissimo prezzo un’uscita dall’Unione in qualunque ipotesi, pessimistica o ottimistica. Il danno per il PIL potrebbe ammontare ad un altissimo 14% nell’arco di 12 anni. L’ambito che più preoccupa è quello finanziario: Londra rappresenta il centro europeo della finanza e un allontanamento da quella che è comunque una grande forza come l’Europa, potrebbe segnare una fuga di grandi investitori finanziari verso Francoforte. E in un’ipotesi del genere Merkel e Draghi ringrazierebbero.
Già, perchè c’è da dire che Brexit creerebbe indubbiamente più danni economici per il Regno Unito stesso più che per l’Ue. Al di là della Germania e della Francia le quali hanno un’alta componente di scambi con la vicina Londra, gli altri Paesi Ue, Euro oppure no, subirebbero certamente dei danni economici ma non così ingenti e preoccupanti. Persino l’Italia sembrerebbe quasi al sicuro economicamente parlando. Infatti, l’eventuale Brexit, non significherebbe certo la chiusura di qualsiasi porta tra i vicini d’oltre manica e il nostro continente; continuerebbe a rimanere un forte rapporto di interazione probabilmente, anche se con qualche restrizione in più.

Ma allora, perchè il fronte del NO preoccupa così tanto Draghi, Obama e tutti i capi di Stato europei e mondiali? Forse le più grandi preoccupazioni sono principalmente socio-politiche. L’Europa sta attraversando uno dei periodi più difficili della sua storia, divisa sulla questione immigrazione, colpita dall’Isis e dilaniata dalla stagnazione economica imperterrita. Oggi, l’intero progetto di un grande continente europeo sembra ormai sull’orlo del fallimento. Brexit significherebbe probabilmente la parola fine all’Ue così come è nata, con quelle grandi spinte ideali e visionarie. La vittoria del NO all’Europa nel Regno Unito, farebbe crescere a dismisura il fronte antieuropeista in tutti i Paesi più importanti e l’ipotesi di una reazione a catena non sarebbe poi tanto surreale. Allora si che prenderebbe vita un vero e proprio cataclisma economico in grado di distruggere l’intera Unione Europea. Attualmente, il vero rischio Brexit e di tipo politico più che economico ma è chiaro che il 23 Giugno, il voto dei cittadini anglosassoni potrà avere gravi, gravissime conseguenze generali.

Ultimi articoli

Lascia un commento

Ti piacerebbe scrivere per il nostro blog?

Contattaci per entrare a far parte della redazione di UIF