Unicredit: esuberi a quattro zeri per le filiali europee

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Se negli scorsi mesi erano potute trapelare indiscrezioni circa un piano di ristrutturazione aziendale del colosso bancario, il commento dell’A.D. Federico Ghizzoni, dopo la fine della seduta del CdA, non lascia spazio a fraintendimenti: “Il nostro è un piano sicuramente importante da attuare, ma al contempo credibile. I target che abbiamo fissato per il 2018 dipenderanno esclusivamente dalle scelte del management, senza il bisogno di ricorrere a finanziamenti esterni”.
E dopo un 2013 chiuso con perdite per 14 miliardi, è inevitabile che l’amministrazione debba compiere delle scelte anche dolorose.
Infatti, il settore più importante per il quale il progetto di revisione strutturale Unicredit va ad incidere, è sicuramente quello del personale: 18.200 sono i dipendenti per i quali Unicredit prevede di dare forfait; di cui 6.900 impiegati nelle filiali italiane. Tuttavia, sembra che 6.000 dei posti da liquidare saranno riassorbiti in larga parte dalla joint-venture -ossia un accordo di cooperazione inter-aziendale-  targato Piooner-SantanderAm. 

Gli obiettivi che i vertici di Unicredit si pongono saranno imperniati su poche, ma significative, azioni revisionali.
In primis, lo abbiamo detto, lo snellimento del personale avrà un’incisione non poco rilevante; seguitamente all’abbandono o ristrutturazioni di business poco profittevoli come la banca commerciale austriaca e il settore del leasing italiano.
In seguito l’informatizzazione di Unicredit non sarà interessata da tagli o riqualificazioni di spesa, bensì da investimenti stimati per 1,2 miliardi fra il 2016 ed il 2018. Tutto ciò avverrà in congiuntura con l’esplorazione di business ancora non maturi della zona CEE, in un’ottica di potenziamento generale degli indici aziendali; come ad esempio il TIER1, oggi al 10,6%, cui s’intende farlo planare a quota 12,6% per il 2018. Ricordiamo che il TIER1 è uno dei principali indicatori di solidità per un istituto di credito, il cui valore “minimo” è stabilito all’8% dalla BCE.

Per quel che concerne i conti aziendali, Unicredit ha reso pubbliche le cifre del terzo trimestre: 507 milioni di utile significano un calo del quasi 30% su base annua; ma tuttavia è una cifra che sovrastima le aspettative dei mercati, i quali prevedevano un valore vicino ai 458 milioni.
Insomma, sicuramente sarà un triennio molto impegnativo per la banca Italica; e lo sarà oltremodo per tutti quei dipendenti che, una volta conclusosi il piano aziendale, rischiano di rimanere inoccupati. E’ giusto, a mio avviso, verificare la redditività dei propri impiegati e, se inefficienti, prendere adeguate contromisure; ma non sarebbe equo anche andare a toccare le buonuscite milionarie intascate dagli A.D. e gli stipendi elevatissimi del corpus dirigenziale?
Ma in fondo si sa, l’Italia è il Bel Paese… delle utopie.

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