Start-up Fintech, l’innovazione nel mondo dei mercati

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Fintech è un’aria che si respira già da qualche anno in Europa ed oltreoceano. Letteralmente la si potrebbe tradurre come “financial technology”, ossia tecnologia al servizio dei mercati, del mondo finanziario.
Per capire cosa tratti questo settore interessato da investimenti pari a 12,2 miliardi di dollari nel periodo 2013-2014, basti pensare a start-up come Marketwall.
Marketwall è una piattaforma mobile che mostra tutte le informazioni in tempo reale, con annessi grafici 3D, relative al mondo dei mercati. E’ un’idea nata nell’Aprile 2014 da Marco Roscio Ricon, ex responsabile del settore Desktop & Application della Borsa Londinese.

Come al solito, l’Italia rimane il fanalino di coda del settore investimenti; specie se questi vanno ad interessare un settore altamente regolamentato e delicato come i mercati. A dirlo, comunque, sono le cifre: ben oltre 400 milioni impegnati dal governo Londinense nell’universo Fintech; a seguito di Paesi Nordici come Norvegia, Svezia e Finlandia con collocamenti per 345 milioni relativi nel biennio 2013-2014. E tutto ciò in un contesto europeo dove gli investimenti Fintech sono esplosi del +214% nel suddetto periodo.
E noi? Con poco più di 21,30 milioni di euro, la spesa nel Venture Capital del Governo italico ammonta allo… 0,002% del PIL. Non serve dir altro. Da sempre l’italiano in sé, predilige fonti ben più “materiali” per allocare i suoi risparmi. Considerando anche il fatto che la ricchezza del cittadino del Bel Paese viene riversata al 60% nell’investimento del mattone.

Un’apertura mentale dei nostri concittadini a nuove forme di risparmio innovative non solo è consigliabile, ma necessaria, specie nella situazione attuale dove il sistema pensionistico, e in generale di previdenza sociale, è al collasso. Potremmo rimanere nel nostro limbo a meno che non si curi la setticemia del nostro sistema incancrenito, ma questa è un’altra storia.
Nonostante il disinteresse dello Stato per questo mercato in fortissima crescita, le opportunità per gli avvezzi al rischio d’impresa non mancano. Gli sbocchi riguardano soprattutto il settore dell’asset management, ossia la gestione del risparmio con strumenti finanziari che, da sempre, risulta poco comprensibile per la maggior parte dei piccoli risparmiatori nostrani.

Il lending elettronico, invece, è una sorta di modalità di finanziamento “on-line”; ossia un modo alternativo per erogare ossigeno alle imprese o ai privati senza usufruire dei soliti canali di credito come le banche.
Esempi eccellenti di imprese in questo senso, possono porsi citando la piattaforma Lending Club, ovvero una struttura web che mette in contatto i richiedenti credito con i potenziali finanziatori. Ed il guadagno? Lending Club prende una piccola commissione per i servizi di analisi e rating offerti alle controparti.
Altro albero della finanza innovativa pronto a dar frutti se coltivato sapientemente, riguarda sicuramente il settore dei pagamenti. Potrebbe esserci infatti molto margine per start-up offrenti sistemi di pagamento fra operatori con tariffe standard, magari esenti dalle alte commissioni imposte dagli istituti di credito per le operazioni finanziarie.

Insomma, gli spunti in Italia per chi vuol far breccia nel mondo della Fintech ci sono. Che le Istituzioni siano restie al cambiamento dei massimi sistemi, che l’italiano medio gradisca di più l’amorfa sicurezza, anche se meno profittevole, ad un’opportunità controbilanciata dal rischio, è una mera constatazione dei fatti.
Ma noi siamo giovani, e non possiamo più crogiolarci sugli sbagli commessi dalle generazioni passate.
La Fintech è solo uno dei mondi che potremmo far nostri grazie alla nostra creatività unica al mondo, al savoir-faire tricolore e alla capacità di ingegno invidiataci in ogni parte del Globo.
Non sarà facile, soprattutto nello scenario del Bel Paese, ma se siamo in grado di emergere qui, con tutte le difficoltà del caso, allora abbiamo vinto tutto.

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