Mercato dei capitali, PMI e minibond; l’intervista ad Andrea Crovetto

Intervista ad Andrea Crovetto (CEO e fondatore di EPIC SIM; ex co-responsabile mondiale del business degli warrants Citibank)

D1) Perché ha deciso di riempire il vuoto che c’è tra il mercato dei capitali e le piccole e medie imprese?
R1) La ragione è che ho lavorato in quest’ambito per molti anni e, ovviamente, quando vedi un mercato vedi entrambi i lati della storia; il primo sono i soldi, il secondo sono le imprese che li necessitano per i loro progetti di investimento.
Quando si guarda alla quantità di denaro ci si rende conto di due cose: prima di tutto l’Europa è un mercato formato da risparmiatori (i soldi non vengono direttamente investiti); certamente nel complesso è la sua economia e quello che vediamo è che questa grande quantità di risparmi non viene convertita in investimenti, a meno che non siano direttamente per creare impresa. C’è una fuoriuscita di denaro dal ciclo degli investimenti e questo avviene perché` il denaro risparmiato è accumulato in generale nei risparmi di lavoratori, in fondi pensionistici o assicurativi, non torna indietro verso la parte di economia rappresentata dalle piccole e medie imprese, nonostante essa rappresenti una grande parte dell`economia dell`Unione Europea. Quindi, quello che intendiamo mettere in evidenza è che circa il 50% delle nostre imprese non riceve abbastanza capitali dal mercato che li accumula. Secondo la mia opinione questo è un ciclo insostenibile, ed è per questo che, mentre lavoravo presso altre società, sono sempre stato curioso di andare contro questo tipo di comportamento.
L`altra ragione è che le PMI hanno un problema tecnico perché` sono normalmente troppo dipendenti dal settore bancario e quando si pensa al trasporto di capitali all`interno delle di esse ci si trova davanti ad un comportamento distorto, dato che il bancario tende a procurare finanziamenti a breve termine. Fare ricorso al capitale delle banche, per le PMI, non è probabilmente il miglior modo di investire, visto l’elevato valore della leva finanziaria (rapporto tra totale attività e capitale proprio) risultante, associata ad un tempo di rimborso relativamente breve.  Inoltre, le le piccole imprese europee hanno, in genere, un problema di utilizzo degli investimenti per migliorare sia la competitività che la produttività, e queste sono le ragioni per cui un investimento verso il lungo periodo sarebbe preferibile, ad esempio con bonds.
Sono sempre stato incuriosito da queste debolezze del nostro sistema e delle opportunità possono essere tratte anche guardando ad altri mercati, specialmente negli Stati Uniti. In America non esistono aziende come le nostre; le loro sono molto più grandi, ma ciò che le caratterizza di più è che i soldi che arrivano dalle banche sono soltanto una piccola percentuale (30%). Penso che ci sia il bisogno di rilanciare la composizione del credito; c’è un pensiero comune che crede che in futuro, date anche le norme di capital ratio (Basilea III), per le banche, e di insolvency ratio, per i fondi assicurativi, ci sarà un movimento di questi assets dai bilanci bancari a quelli dei fondi, proprio perché` finanziamenti di lungo periodo sono più adattci a questi ultimi.
Perché? Una delle ragioni è il fatto che la situazione delle PMI era conosciuta ma niente è stato mai fatto. Le banche sono capaci e concentrate a trattare con grandi imprese: trattare un emissione di bond da un miliardo per una grande azienda è completamente diverso dal farne una di otto milioni per una piccola azienda. Una delle più grandi differenze sta nel fatto che le grandi aziende sono abituate a grandi emissioni e sanno arrivare a definire i loro “costi fissi” per raggiungere più investitori (costi legali, costi di distribuzione, costi di emissione, offerta al pubblico…),  mentre questo, per ragioni evidenti, non sempre è possibile con le piccole, per le quali gli stessi costi sono variabili, non avendo una presenza fissa e continuativa su quel mercato.

D2) Come riuscite a connettere il mercato dei capitali con il mercato delle piccole e medie imprese?
R2) Abbiamo appena analizzato 100 aziende selezionate, abbiamo suggerito loro di usare la nostra piattaforma per finanziare le loro necessita`. Questo è un modo diretto per entrare in contatto con le PMI!
Penso che un fattore critico per collaborare con loro sia che, spesso, non hanno lo stesso livello di competenza riguardo ai requisiti necessari per entrare sul mercato; quello che voglio dire è che le piccole e medie imprese sono abituate a ricevere finanziamenti in maniera sostanzialmente bilaterale (settore bancario) e non hanno il bisogno di presentarsi appropriatamente, come invece è richiesto nel mercato dei capitali. Quando un’impresa entra nel mercato bisogna accertarsi del fatto che il mercato abbia fiducia nel suo operato e capisca i suoi intenti. E` per questo che noi richiediamo essenzialmente 4 prerequisiti; ovvero la valutazione indipendente dei bilanci (audited financial statement), i credit file presenti nella Banca Centrale del loro Paese, per capire i comportamenti passati e i rapporti con il credito, lo standardized information memorandum, in termini di intenti futuri da soddisfare (business plan, ad esempio) e per finire una valutazione indipendente dell`azienda, in termini di credit rating, fornita da agenzie di rating autorizzate dalla ESMA (European Securities and Markets Authority).
La piattaforma Epic è ad accesso ristretto delle aziende registrate, le quali hanno accesso ai dati messi a disposizione delle altre; il modello è quello di una equity platform, presente negli Stati Uniti, di nome Sharepost, e, come loro, noi stiamo cercando di sviluppare un private capital market.

D3) Cos’è un Minibond?
R3) Un Minibond è la definizione italiana di un bond emesso da un’azienda che non può emettere un vero bond, essendo non quotata. In Italia il fenomeno dei minibond è entrato in circolazione da ormai tre anni e, al contrario di cosa possa far pensare il nome, essi non sono necessariamente quantitativamente piccoli, dato che il loro valore medio si aggira sugli 8,5 milioni.
Il mercato dei minbond in Italia ha coperto 7 miliardi e mezzo di euro lo scorso anno; ciò a cui siamo interessati alla EPIC sono quei minibond emessi per un valore massimo di 50 milioni di euro, ovvero il reale mercato attinente alle piccole e medie imprese, che cumulativamente raggiungono la quota di 1,5 miliardi di euro.
Rispetto ai bond tradizionali, i minibond hanno un livello di trasparenza più basso, associato ai fattori di scarsa competenza in certi settori finanziari da parte delle PMI; questa mancanza in termini di informazioni si manifesta nel “SMEs premium” (premio per le PMI), ovvero la differenza di rendimento tra due emissioni identiche per quantità e rischio tra minibond e bond tradizionali.

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