Tito Pullone e Lucio Voreno: eroi dell’antica Roma

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Nella serie televisiva “Rome” della HBO, che si svolge durante la fine della repubblica e termina con l’inizio dell’Impero Romano, la trama ruota intorno a due personaggi storici realmente esistiti: Tito Pullone e Lucio Voreno. Nella serie viene mostrato come ognuno dei due avesse un forte impatto sugli svolgimenti importanti che sarebbero avvenuti: Optimates vs. Populares, Idi di Marzo, Ottaviano vs. Antonio, ecc.

Ma chi sono stati realmente queste due figure nella storia romana?

Innanzitutto, Tito Pullone e Lucio Voreno sono davvero esistiti.

All’interno del “De bello gallico”, opera scritta da Giulio Cesare, costui narra gli eventi della conquista della Gallia. In una parte della sua opera decide di dedicare spazio a questi due centurioni. Cesare li descrive come due valorosi soldati, che un po’ per spirito di competizione e un po’ per la ricerca della gloria eterna, hanno seminato panico e terrore tra le fila dei Galli.

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Scrive Cesare:

« In quella legione militavano due uomini fortissimi, Tito Pullone e Lucio Voreno, centurioni che stavano raggiungendo i gradi più alti. I due erano in costante antagonismo su chi doveva esser anteposto all’altro e ogni anno gareggiavano per la promozione, con rivalità accanita. Mentre si combatteva aspramente nei pressi delle nostre difese, Pullone disse: “Esiti, Voreno? Che grado ti aspetti a ricompensa del tuo valore? Ecco il giorno che deciderà le nostre controversie!” Ciò detto, scavalca le difese e si getta contro lo schieramento nemico dove sembrava più fitto. Neppure Voreno, allora, resta entro il vallo, ma, temendo il giudizio di tutti, segue Pullone. A poca distanza dai nemici, questi scaglia il giavellotto contro di loro e ne colpisce uno, che correva in testa a tutti; i compagni lo soccorrono, caduto e morente, proteggendolo con gli scudi, mentre tutti insieme lanciano dardi contro Pullone, impedendogli di avanzare. Anzi, il suo scudo viene passato da parte a parte e un piccolo giavellotto gli si pianta nel balteo, spostandogli il fodero della spada: così, mentre cerca di sguainarla con la destra, perde tempo e, nell’intralcio in cui si trova, viene circondato. Subito il suo rivale Voreno si precipita e lo soccorre in quel difficile frangente. Su di lui convergono subito tutti i nemici, trascurando Pullone: lo credono trafitto dal giavellotto. Voreno combatte con la spada, corpo a corpo, uccide un avversario e costringe gli altri a retrocedere leggermente, ma, trasportato dalla foga, cade a capofitto in un fosso. Viene circondato a sua volta e trova sostegno in Pullone: tutti e due, incolumi, si riparano entro le nostre difese, dopo aver ucciso molti nemici ed essersi procurati grande onore. Così la Fortuna, in questa loro sfida e contesa, dispose di essi in modo che ognuno recasse all’antagonista aiuto e salvezza e che non fosse possibile giudicare a quale dei due, per valore, toccasse il premio per il valore. »
(Gaio Giulio Cesare, De Bello Gallico, V, 44.)

Ma cosa accade a questi due eroi romani dopo la battaglia di Alesia?

Di Voreno, che apparteneva alla legio XI (poi confluita in LEGIO XI CLAUDIA), non si ha più traccia.
D’altro canto, Pullone, che tra l’altro era un membro della storica LEGIO XIII GEMINA (fedelissima a Cesare), si schierò a favore dei Pompeiani durante la guerra civile. Quest’ultimo, scomparve mentre tentava stoicamente di difendere da solo l’accampamento di Pompeo in Grecia dagli attacchi delle forze di Cesare. A prescindere da come uno la possa pensare sulle guerre civili romane, e sulla storia di Roma in generale, non si può negare la tenacia e la caparbietà dei soldati romani (i milites). Alesia fu una delle più grandi vittorie di Giulio Cesare (e non solo), ma fu anche la più difficile da ottenere. Senza ombra di dubbio, la resistenza e il coraggio di uomini come Voreno e Pullone, ha fortemente contribuito al successo della campagna militare di Cesare e alla conseguente conquista della Gallia.

Articolo di Romain Iovinelli – The Marco Aurelio Project

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