Mostra: The Pink Floyd Exhibition

Londra, 1965.

Un certo Roger Barrett si unisce ad un gruppo musicale di studenti dell’Istituto Politecnico di Architettura e formano i “The Tea Set”, con l’aspirazione, condivisa da molti giovani del periodo, di dominare i palcoscenici. Ebbene questo è l’esordio di un grande gruppo musicale britannico, il quale è riuscito a riscrivere le tendenze musicali della propria epoca: i Pink Floyd.

È ora possibile riattraversare la loro storia grazie ad una mostra, The Pink Floyd Exhibition: Their Mortal Remains, la quale sarà esposta al Macro, fino al primo luglio 2018. Si tratta di un viaggio teatrale e multisensoriale attraverso cinquant’anni di successi, dominato da un’atmosfera psichedelica, caratteristica regnante della musica dei Pink Floyd.

La mostra segue un approccio cronologico: dagli anni sessanta, sala dopo sala, si attraversa l’evoluzione della band, fino ad arrivare al 2005, anno della riunione temporanea. È un’esperienza immersiva, la cui protagonista non può che essere la musica, che accompagna il visitatore per le varie sale ed ha il compito di evocare sensazioni, ancor prima dei contenuti video, delle immagini e delle didascalie.

La mostra non manca però di effetti speciali, scenografie, proiezioni e design evocativi, tutti elementi che i Pink Floyd hanno sempre tenuto molto in considerazione nelle loro performance, al fine di garantire allo spettatore un’esperienza a trecentosessanta gradi.

Sono inoltre presenti varie interviste sia ai membri del gruppo che ai collaboratori e si possono contare un totale di trecentocinquanta oggetti correlati alla band, dal pupazzo gigante del maestro di Another brick in the wall, alla batteria di Mason con l’immagine dell’onda di Hokusai, ai sintetizzatori d’epoca, alle lettere scritte da Syd Barret alla fidanzata Jenny Spires.

Si potrebbe pensare che “The Pink Floyd Exhibition” sia una mostra caratterizzata da toni nostalgici, propri di un’era ormai conclusasi, poiché è un rischio che fronteggiano le esposizioni di questo genere. In realtà è tutto il contrario.! I Pink Floyd hanno esplorato la maggior parte dei temi che caratterizzano l’esistenza umana, i quali vantano ancora una grande attualità. I toni nostalgici lasciano quindi spazio ad un invito a guardarsi dentro ed intorno, ad utilizzare le loro opere, i loro “resti mortali” come mezzi per osservare il presente diversamente.

“I’ve got a grand piano to prop up my mortal remains.” (Nobody Home, Pink Floyd)

Link al sito dell’evento: https://www.pinkfloydexhibition.com/roma-2018

Giulia Salvi

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