#TorverBook: L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera

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TorverBook: L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera

L’insostenibile leggerezza dell’essere di Milan Kundera è un libro pubblicato per la prima volta in Francia nel 1984. L’autore boemo porta in primo piano la sfera psicologica, affettiva e sessuale dei suoi personaggi durante la Primavera di Praga.

Il dissidio tra anima e corpo, il concetto di eterno ritorno di Nietzsche, la paura dell’abbandono e l’infedeltà sono solo alcuni dei temi che percorrono il romanzo. La grande maestria con cui Kundera racconta le motivazioni psicologiche ed il passato dei personaggi permette di immedesimarsi a pieno nella storia, facendo vivere al lettore le vite e le emozioni dei diversi personaggi.

Nel romanzo vi sono quattro protagonisti: Tomas con la sua compagna Tereza e la sua amante Sabine, e l’amante di quest’ultima Franz. Ciascuno di loro oscilla problematicamente tra essere e desiderare di essere.

Le loro storie si intrecciano, sino a far riflettere sull’amore e se questo possa essere davvero disinteressato. Nonché sulla solitudine e su quanto sia difficile compiere scelte realmente risolutive.

L’insostenibile leggerezza dell’essere è un libro introspettivo, che resta leggero pur toccando temi profondi, capace di spingere a riflettere su se stessi e sul rapporto con gli altri.alt="l'insostenibile leggerezza dell'essere"

 

Tre citazioni tratte dal libro:

1- “Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa? […] Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicino alla terra, tanto più è reale e autentica. Al contrario, l’assenza assoluta di un fardello fa sì che l’uomo diventi più leggero dell’aria, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato.”
2- “Si ricordò del famoso mito del Simposio di Platone: all’inizio gli esseri umani erano ermafroditi e Dio li spaccò in due metà che da allora vagano per il mondo cercandosi. L’amore è il desiderio della metà perduta di noi stessi.”
3- “La vertigine potremmo anche chiamarla ebrezza della debolezza. Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare ad essa.”

 

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