Falcon Heavy e la nuova corsa allo spazio

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Mentre l’altro giorno all’Ariston veniva inaugurata la sessantottesima edizione del festival di Sanremo, a Cape Canaveral (Florida), Elon Musk era intento a supervisionare i preparativi per il primo lancio del nuovo razzo di SpaceX, il Falcon Heavy. Questo razzo, come può forse suggerire il nome è, essenzialmente, grande: è composto da un Falcon 9 (ovvero i lanciatori attualmente utilizzati da SpaceX per rifornire la Stazione Spaziale Internazionale) a cui sono aggiunti altri due primi stadi ed un modulo centrale, capace di trasportare un carico massimo di quasi 70 tonnellate.

Proprio il carico è forse l’elemento più peculiare di questo lancio. Solitamente durante questi test la stiva viene riempita di un qualsiasi materiale pesante per poter verificare la capacità di trasporto del razzo. Musk ha deciso di rendere la cosa un pò più personale. Il miliardario ha deciso di usare come carico la sua Tesla Roadster da 250.000 dollari, l’ultimo modello uscito dagli omonimi laboratori. Al volante dell’auto è stato piazzato un manichino vestito con una moderna tuta spaziale (anch’essa made in Musk) con un braccio placidamente appoggiato al finestrino.

Messe da parte queste (fantastiche) spacconate, il lancio era di importanza vitale per SpaceX: aver successo avrebbe significato presentare al mercato un’alternativa alle Soyuz russe per la messa in orbita dei satelliti estremamente meno costosa e quindi più competitiva. Un incidente, al contrario, sarebbe potuto essere disastroso. Un esplosione a mezz’aria avrebbe significato ritardi di mesi e una considerevole perdita d’immagine. Un guasto a terra avrebbe potuto provocare danni alla rampa di cape canaveral, l’unica in america da cui può partire Falcon Heavy e che SpaceX sta attualmente affittando dalla nasa. Le riparazioni avrebbero potuto richiedere più di un anno, con dei costi astronomici e dei considerevoli ritardi su tutti i progetti.

Detto questo, il lancio è andato splendidamente e, grazie alla spinta dei suoi 27 motori il lanciatore è decollato senza problemi. Dopo pochi minuti i due primi stadi si sono distaccati dal corpo principale per ritornare a terra, atterrando verticalmente con sincronia perfetta (anche questo, un evento senza precedenti). Il terzo primo stadio che ha continuato a spingere il corpo principale al momento del rientro ha mancato la piattaforma di atterraggio galleggiante di 100 metri, finendo in mare. Questo non è di per sé una perdita per SpaceX, in quanto per nessuno dei primi stadi era in programma un riutilizzo.

Ciò a cui abbiamo assistito è un evento storico e costituisce l’ennesimo traguardo che l’azienda di Musk ha raggiunto in questa nuova entusiasmante corsa allo spazio. Il prossimo obiettivo è quello di usare questi nuovi razzi per trasportare degli astronauti che è, non c’è quasi bisogno di dirlo, il progetto più rischioso a cui Musk e il suo team abbiano lavorato fin’ora. Ma stiamo parlando di un uomo la cui auto è al momento in viaggio verso Marte sulle note di David Bowie, poche cose sembrano non essergli possibili al momento.

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