CINEMA: La Grande Scommessa, recensione

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Titolo: La Grande Scommessa (The Big Short)
Genere: Drammatico
Regia: Adam McCay
Cast: Ryan Gosling, Steve Carell, Christian Bale, Brad Pitt, Marisa Tomei
Durata: 130′
Produzione: Usa 2015
Uscita: 7 gennaio 2016

La Grande Scommessa probabilmente non è solo il titolo di un film, ma anche il tentativo da parte di McCay di uscire dalle sue solite e mediocri commedie per realizzare un film veramente degno di nota. Se ha vinto la scommessa? Direi di sì.

Il film, ispirato ad una storia vera, racconta la crisi economica americana dell’inizio del decennio 2000-2010, dove dietro ad un sistema finanziario apparentemente solidissimo, tanto che le banche concedevano prestiti e mutui a chiunque li richiedesse, in realtà si nascondeva una grossa instabilità creata dalla vendita di pacchetti azionari privi di valore e mutui che non venivano mostrati per ciò che in realtà erano.
Tutto ciò fu previsto dal manager Michael Burry (Christian Bale), che, contro lo scetticismo generale (tra questi quello del suo capo), scommise milioni sul crollo del mercato.

McCay, non tutti lo sanno, è regista e sceneggiatore di film comici.
In questo suo ultimo film utilizza infatti una sfumatura comica su un genere pseudo-drammatico con una notevole capacità di mimetismo.
Nella regia ha un ruolo principale la narrativa in prima persona del protagonista (Ryan Gosling come non lo avevamo mai visto prima), con un’ interessantissima rottura della quarta parete che lo porta ad interagire direttamente con lo spettatore attraverso spiegazioni e illustrazioni tecniche.
Questi fattori fanno sì che la sceneggiatura del film risulti un pò meno pesante, in quanto, nonostante sia ricca di termini e operazioni finanziarie che noi in sala potremmo non conoscere, queste parti ci permettono di capire meglio le complesse dinamiche della finanza.
L’interazione diretta con il pubblico e la comparsa di citazioni con cui il regista spacca la scena sono un tentativo di rendere semplici e immediati i passaggi in cui la finanza è il tema (troppo) strettamente trattato, spesso attraverso delle metafore che sono sì un modo curioso di immergere il pubblico in ciò che non conosce, ma non sono efficaci al 100%.
La playlist che ci accompagna per tutto il film è a dir poco spettacolare,  i nostalgici apprezzeranno senza alcun dubbio.
Christian Bale è ancora una volta fenomenale, dimostrandoci la sua continua versatilità e capacità di prendersi un ruolo da protagonista seppur non lo sia. Menzione particolare anche per Steve Carell, che si cimenta in un genere apparentemente non suo (visto che recita prevalentemente commedie) e la sua prestazione si svela essere un’autentica perla.

Abbiamo visto quanto la sete di denaro possa portare all’estremo, spesso e volentieri a spese degli altri per poi renderci conto che siamo degli esseri dotati di coscienza. Tutti prima o poi riflettiamo su quelle che sono state le nostre azioni non sempre dominate da un codice etico; sono scelte che conviveranno con noi per il resto della nostra vita e bisogna scegliere da che parte stare.
Il fine giustifica davvero i mezzi?
Detto questo, non siamo altro che marionette di grandi marionettisti che indirettamente controllano la nostra vita consci di quello che fanno. Manovrano le nostre menti e le nostre azioni quotidiane per il proprio tornaconto.
E purtroppo, questo, è spesso LEGALE.

Voto: 8-/10

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