Avvocati-manager, una fusione professionale

albertino nazionale

L’avvocato, la cui formazione professionale prescinde dal mondo economico, ormai fa parte della storia passata. La differenza sul mercato, infatti, viene fatta dalle figure giuridiche che detengono una forte preparazione in termini di contabilità di bilancio, analisi macroeconomiche di dati e, soprattutto, capacità di lavorare in contesti internazionali.
Del resto, in Italia nel 2013 risultavano 230.435 avvocati iscritti al relativo Albo professionale. Un numero abnorme che rivela un certo sovraffollamento fra i principi del Foro. Un’offerta aggregata, questa, che molto spesso non coincide con l’entità della domanda.
Inoltre molte università italiane non pongono restrizioni all’accesso alla facoltà giuridica, offrendo congiuntamente un piano formativo spesso improntato ancora sui vecchi canoni d’insegnamento puramente legislativi, tralasciando le esigenze attuali che il mercato richiede.
Uno scenario del genere comporta, inevitabilmente, figure avvocatizie incomplete che, una volta fuori dagli atenei e compiuto il relativo esame forense, faticano ad emergere in un mercato nazionale estremamente competitivo anche per via delle cifre sopra riportate.

L’avvocato oggi non tende più ad operare in “solitario”, ma fa della cooperazione fra professionisti il suo giocoforza. E non è un caso che, il settore più redditizio per il business degli studi legali sia quello della “Merger & Acquisition“.
Quest’ultimo rappresenta il settore delle fusioni ( nel caso delle Merger ) e acquisizioni societarie nell’altro caso.
A dirlo sono i nomi. E numeri, soprattutto.
Francesco Gianni è l’uomo che, nel 2015, ha curato la cessione di Ansaldo Sts nelle mani di Hitachi ltd di concerto ad altre operazioni per un valore di 6 miliardi di euro, fra le quali spicca la collocazione in Borsa di Poste Italiane.
Altro uomo dei miracoli è Roberto Cappelli, uno dei legali che ha curato l’ingresso nell’azionariato di Telecom Italia da parte di Vivendi, società del magnate francese Vincent Bolloré.

Di esempi sui recordman italici del foro se ne potrebbero susseguire a decine. Quel che li accomuna, però, è il minimo comun denominatore del know-how imprenditoriale, internazionale e multi-settoriale. Questo certo non significa la morte degli specialisti di una particolare branca del diritto, ma chi oggi vuol stare nel gotha degli avvocati, non può non tener conto di questi determinati scenari.

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