26 anni fa cadde un muro, tanti altri devono ancora cadere

Un muro che per 28 anni divise una città, un’intera nazione e il mondo intero. Oggi, a 26 anni dalla caduta storica, quel grande ideale, quella grande visione di un’Europa unita, dell’Europa dei popoli che quell’atto implicitamente voleva affermare, appare però incompleta. Oggi il muro di Berlino non esiste più, il comunismo neanche e la Germania ha potuto riaffermare se stessa come nazione cancellando i crimini commessi durante il regime nazista, ma l’Europa e con se il mondo intero hanno ancora tanti, forse troppi muri da abbattere. Si tratta di muri invisibili ma fortemente presenti, che segnano ancora una forte distanza da quel mondo ideale che vorremmo e che i nostri predecessori europei tanto desideravano.

Le grandi guerre religiose, ideologiche e di interessi, la fame nel mondo, lo sfruttamento devastante del nostro pianeta e tanto altro, sono mali che ancora devono essere debellati e davanti ai quali non possiamo più voltarci, non si può più ignorare. Il nostro mondo sta attraversando oggi un periodo storico; siamo nell’era della globalizzazione, delle grandi innovazioni, insomma, un’era di cambiamenti epocali. Abbiamo il dovere di affrontare questo momento con la consapevolezza di dove vogliamo arrivare, di che mondo vogliamo contribuire a creare. E noi europei, da grandi padri della civiltà nel mondo, dobbiamo avere un ruolo fondamentale in questo progressivo abbattimento di ogni muro. Quella grande visione di un’Europa unita che forse oggi una gran parte di noi ha perso a causa dei meri interessi economici di pochi, era in realtà la visione di un mondo unito che realmente abbatte tutti i muri che ci circondano. Il 25 Novembre di 26 anni fa i cittadini tedeschi, europei, buttarono giù il più grande muro della storia per dare un segnale al mondo: “se abbiamo abbattuto questo, possiamo abbattere anche tutti gli altri.”

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