Roma, il modello Città-Stato berlinese per la svolta

In questi anni di grandi cambiamenti e di sfrenato riformismo della nostra Costituzione, un tema di grande importanza è sicuramente rappresentato dagli enti locali e dal loro rapporto nei confronti dello Stato. L’Italia, fin dalle sue origini in quanto nazione, ha optato per un modello centralistico di tipo napoleonico basato sul ruolo forte dei comuni. Tuttavia, dopo la parentesi fascista e con l’avvio dell’era repubblicana, già nell’impianto costituzionale fu previsto l’inserimento dei nuovi enti locali: le regioni. L’idea, per tanti versi non sbagliata, era quella di condurre l’Italia verso un modello di federalismo regionale con però una notevole indipendenza data ai comuni. Dall’avvento delle regioni ordinarie del 1970 ad oggi le cose sono cambiate per via del riconoscimento delle città metropolitane, previste nell’articolo 114 della nostra Costituzione, ma mai entrate in vigore prima del 2014 grazie alla legge “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni” (detta anche “legge Delrio”). La scelta di procedere verso un modello “metropolitano” con la futura estinzione delle province e una sempre più forte autonomia finanziaria e amministrativa concessa ai comuni, è indubbiamente discutibile a livello pratico in quanto difficilmente una giunta metropolitana sarà vicina ai problemi della zona limitrofa al capoluogo di provincia. Tuttavia, le città metropolitane oggi sono, in certi casi, una necessità che ci viene imposta dai tempi di poderoso inurbamento e globalizzazione in cui viviamo. Un modello serio di crescita dell’area metropolitana, se ristretta in certi limiti anche naturalistici, non potrebbe che dare un grande slancio ai comuni limitrofi ad una grande città.

L’impressione però è che il passaggio verso questo nuovo ente locale sia stato solo ed esclusivamente formale in quanto non esiste davvero un serio piano di crescita e di messa a sistema delle risorse per le aree metropolitane. E’ questo come al solito, il caso di Roma Capitale e del suo enorme territorio circostante che conta ormai 4 milioni e mezzo di abitanti. La Capitale vive oggi uno dei momenti peggiori della sua storia millenaria e assieme ad essa, tutta l’area circostante continua a rimanere in una situazione di degrado e stagnazione economica. A dire il vero già ben prima della crisi tutta l’area “romana” ha sempre stentato a decollare rispetto alle sue enormi potenzialità sotto tutti i punti di vista. Forse il problema è sempre stato un modello amministrativo non adeguato o quanto meno non al passo con i tempi. Oggi come oggi l’Italia intera ha bisogno di un nuovo modello statale a lungo termine, ma Roma necessita di una vera e propria rivoluzione.

Mi ha colpito molto qualche mese fa, una proposta, magari non troppo convinta perchè di difficilissima se non impossibile applicazione, di Roberto Morassut, parlamentare del PD. Il tutto parte da un presupposto: Roma e la sua area rappresentano in questo momento un vero e proprio Stato perchè dotate di una popolazione elevatissima e variegata, di un altissimo numero di ministeri, uffici, pubbliche amministrazioni e università. Le complicanze nel gestire una città come questa con un semplice modello comunale-metropolitano sono troppe. Non è più sufficiente un semplice trattamento apposito nella Costituzione e neanche gli aiuti statali, la Capitale deve diventare una città-stato, o quanto meno una città-regione. Giunta e Consiglio dovrebbero rappresentare Governo e Parlamento della città di Roma e l’autonomia finanziaria, amministrativa e legislativa rispetto alla Regione Lazio dovrebbe essere totale. Gli esempi di città-stato o città-regione in Europa non mancano; Berlino per esempio è passata già parecchio tempo fa ad un modello funzionale come questo. L’obbiettivo primario sarebbe quello di instensificare in maniera forte e autonoma l’intervento delle istituzioni sul territorio, cosa non possibile con l’attuale presenza della regione. I vantaggi sarebbero innumerevoli a partire dai municipi, dotati ognuno delle proprie differenze e caratterizzazioni, che potrebbero finalmente avere la libertà di agire per il proprio territorio in quanto comuni. Le aree circostanti, dotate di enormi potenzialità e sempre relegate a piccoli borghi, potrebbero essere finalmente considerate dei distretti e parte integrante di una grande area urbana. E’ questa l’unica soluzione per mettere a sistema tutte le infinite e uniche risorse di cui questo territorio è dotato. L’idea è forse utopica, ma se è possibile sognare un’Italia senza Senato, perchè non sognare una riforma costituzionale per una Grande Roma forte, indipendente e artefice del proprio destino? Perchè non sognare che, con interventi forti, decisi e autonomi, la Capitale diventi il centro d’Italia e d’Europa in un lontano futuro?

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