Roma, danni per 20 milioni di euro da Mafia Capitale

I magistrati della Corte dei Conti del Lazio hanno composto un dossier d’inchiesta complessivo, con tanto di atto di citazione, sui fatti di Mafia Capitale. Secondo i pm, politici e funzionari, legati all’organizzazione criminale controllata da Buzzi e Carminati, avrebbero “devastato, deturpato e paralizzato” Roma, tradendo tutti i principi democratici e repubblicani sui quali si fonda il nostro Stato. Roma è oggi una città al collasso, distrutta da un punto di vista naturale e biologico e paralizzata dalla paura della criminalità organizzata. Sono quasi 20 milioni di euro i danni richiesti dalla Corte dei Conti ai corrotti e 515 gli anni complessivi di carcere; numeri che potrebbero persino salire a seguito della pronuncia dei giudici di Piazzale Clodio.

Una parte molto ampia del documento è dedicata al dipartimento dei Servizi Sociali, il quale ha avuto un ruolo fondamentale all’interno del business criminale gestito da Buzzi. L’uomo chiave in questo settore era Luca Odevaine, ex delegato del Tavolo nazionale per l’immigrazione, il quale avrebbe fatto più volte pressioni al fine dell’apertura di centri di accoglienza in luoghi scelti dalla cupola mafiosa.
A livello puramente politico coloro che pagheranno un prezzo maggiore sono: Mirko Coratti, ex Presidente dell’assemblea capitolina; Luca Gramazio, ex capogruppo Pdl prima in comune e poi in regione; l’assessore Daniele Ozzimo; il consigliere comunale Pierpaolo Pedetti; Giordano Tredicine, ex Vicepresidente dell’assemblea; Andrea Tassone, ex presidente del Municipio X di Ostia.

Ma i danni più grossi arrivano dalla municipalizzata Ama, oggi in totale stato di dissesto. Franco Panzironi, ex Ad e Giovanni Fiscon, ex Dg, sarebbero responsabili complessivamente di un danno erariale da 15 milioni di euro. Persino Eur Spa, società partecipata e gestita dal comune, è condannata ad un risarcimento danni per via del collegamento diretto che essa avrebbe avuto con la cupola mafiosa tramite l’ex dirigente Carlo Pucci.

Fonte: Il Messaggero

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