Come le banche “smaltiscono” i crediti spazzatura: le SIV

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Le SIV ( Structured Investiment Vehicle) nascono per la prima volta nel 1988. Sono due banchieri ex-Citigroup a ideare questo strumento che permette alle banche di continuare a concedere credito, pur non avendo le coperture finanziarie adeguate per accollarsi questa responsabilità economica.
Ma come funzionano nel dettaglio?

In sostanza accade che, ad esempio, una banca emette prestiti pari a 100 milioni. Se l’istituto possiede solo 8 milioni a coprire il credito, tecnicamente non può concedere altri finanziamenti fin quando questi 100 milioni non iniziano ad essere rimborsati. Qui entrano in gioco le SIV.
Con esse infatti la banca può trasferire ad un fondo esterno una quota del credito di 100 milioni, tornando a poter emettere prestiti nell’economia esattamente della parte ceduta a questo secondo fondo.
In più, è proprio alle SIV che gli Istituti di credito “girano” i finanziamenti più a rischio d’insolvenza come i mutui sub-prime: è il “window dressing”. In una manovra così, le banche, innescano un circolo continuo di finanziamenti facendo inoltre pulizia dei crediti spazzatura.

Ma adesso il rischio del è girato sulle SIV, o per meglio dire ai suoi tre portatori principali: per l’1% partecipa il capitale sociale; una quota mai superiore al 7% grava sulle obbligazioni emesse dalla medesima; mentre il 92% fa capo ai finanziatori delle SIV stesse.
Chi finanzia questi “fondi bancari” lo fa tramite commercial paper; ossia cambiali a breve scadenza (max. 270 gg. ) su cui la SIV offre un interesse leggermente superiore rispetto a quello offerto dal mercato interbancario.
Ma ad ogni scadenza puntualmente questi titoli vengono rinnovati. I finanziatori delle SIV diventano letteralmente gli azionisti delle stesse, accollandosi quindi l’eventuale rischio di fallimento.
Il guadagno di questi fondi sta nel tasso d’interesse pagato sulle cambiali ai propri finanziatori, e quello percepito dai prestiti a lungo termine cui la banca di riferimento ha girato alle suddette.
Inoltre le agenzie di rating classificano le commercial paper sempre con tripla A, garantendo la serenità degli investitori.

Ma questo circolo vizioso, come abbiamo detto, non è esente da rotture.
Tuttavia le banche si sono guardate bene nel tutelarsi dal possibile fallimento delle SIV, istituendo un secondo “mostro” finanziario: le M-LEC.
Tratteremo, comunque, di questo potente strumento bancario nei prossimi articoli.

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