Banca Etruria, Marche, Carige e CariChieti: il CdM ne approva i salvataggi

Banca etruria

Da oggi, il prefisso “Nuova” adornerà il nome CariChieti, BancaEtruria, Banca Marche e Carige, in virtù del decreto approvato dal Consiglio dei Ministri ieri pomeriggio in quel di Chigi.
Ma non è una mera manovra titolistica, bensì parliamo del primo piano di salvataggio bancario adottato con le nuove norme europee, pur tuttavia non andando a toccare i depositi dei correntisti.
Tutte le passività dei suddetti istituti di credito infatti, verranno riversati in una “bad bank“; ossia una sorta di contenitore di tutti i crediti deteriorati maturati nel corso delle mala-gestioni che hanno interessato negli ultimi anni i sopracitati enti finanziari.

Le attività sane rimaste nelle casse delle “vecchie” banche, invece, confluiranno da oggi rispettivamente nei bilanci di queste quattro banche-ponte. Alla ricostruzione completa del capitale delle Nuove Carichieti, Marche, Etruria e Carige, concorrerà anche il Fondo di Risoluzione, comunque gestito da Bankitalia, dove tre “big” del sistema bancario andranno a conferire liquidità per circa 1,8 miliardi di euro.
Nello specifico parliamo di Ubi-Banca, Intesa San Paolo ed Unicredit, cui hanno finanziato quest’operazione mediante un prestito a tassi di mercato dalla durata di diciotto mesi. A garantire la solvenza del Fondo di Risoluzione  interverrà eventualmente il gruppo pubblico gestente il risparmio postale, ossia la Cassa di Depositi e Prestiti.
Il recupero di questo finanziamento verrà effettuato mediante una successiva operazione di vendita di queste quattro banche “temporanee”.

Un’ ulteriore “ricostituente” dei bilanci delle banche-ponte saranno poi i contributi di tutti gli istituti di credito del sistema bancario nostrano versanti una rata annuale di 600 milioni di euro l’una, eventualmente rinnovabile fino a tre volte.
Ma cosa resta dei crediti deteriorati? Essi, da un totale di 8,5 miliardi, hanno subito una svalutazione cui ne ha portato il valore ad appena 1,5 miliardi di euro. Una volta che degli specialisti della finanza li avranno catalogati adeguatamente, inizierà l’operazione di riscossione volta al recupero del salvabile.

Ma allora, se non pagano i correntisti, quali sono i soggetti lesi da quest’operazione?
Azionisti e detentori di obbligazioni subordinate hanno visto di colpo sparire letteralmente i propri titoli per un valore complessivo di 788 milioni di euro.
E’ vero che il bail-in non è stato effettuato, ma se una risposta non bisognerà darla ai correntisti, certo avranno qualcosa da ridire i circa 15000 risparmiatori colpiti da questo piano di salvataggio.

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