Covid-19 in Africa: un futuro pieno di incognite

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In Africa si potrebbe arrivare entro l’anno a una cifra di vittime per Covid-19 variabile tra gli 83mila e i 190mila, con un numero di infettati che potrebbe toccare i 44 milioni di persone. Sebbene in tutto il mondo siano tante le domande a cui si cerca di rispondere riguardo al progredire della pandemia di COVID-19, per i Paesi africani le incognite sono davvero innumerevoli, tanto che la comunità scientifica ha contemplato scenari talmente diversi che si passa da ipotesi quasi ottimistiche ad altre essenzialmente drammatiche. 

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Fattori a favore

Alcuni esperti ci dicono che forse l’Africa potrebbe contrastare l’impatto dell’epidemia grazie a un’ipotetica immunità genetica al SARS-CoV-2, o grazie alle temperature più calde che potrebbero rendere il virus meno attivo, oppure grazie alla prevalente giovane età della popolazione africana Inoltre, c’è anche la possibilità che l’epidemia non venga precisamente descritta poiché molti casi potrebbero non essere riconosciuti come tali. Altri esperti parlano invece di un contagio che viaggia a rilento nel continente africano non tanto per il caldo o per questioni climatiche (tutte ancora da dimostrare) ma per le caratteristiche di molti paesi dove le comunità vivono distanziate e con scarsi mezzi di comunicazione.

Scenari drammatici

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Ci sono poi altri fattori che fanno pensare a possibili conseguenze gravi della pandemia in Africa.
Lavarsi le mani
. Un gesto semplice, banale. Ma che di fronte all’epidemia di Coronavirus può salvare delle vite. Semplice e banale, però, soltanto per una quota della popolazione mondiale. In Africa, nelle bidonville che circondano le megalopoli, dove l’accesso all’acqua è una rarità, rispettare le norme igieniche di base per contrastare la pandemia può risultare semplicemente impossibile. Ad aggravare la situazione inoltre è anche la scarsità delle risorse alimentari e la presenza di altre categorie di virus in circolazione. Circa 9,4 milioni di africani HIV positivi sono senza trattamento antiretrovirale e quasi 60 milioni di bambini soffrono di malnutrizione cronica e quindi particolarmente vulnerabili alle infezioni, Inoltre una ventina di Paesi africani sono piagati da conflitti armati e/o forti tensioni sociali, situazioni che rendono infinitamente più difficoltoso lottare anche contro una epidemia.

Una sanità impreparata

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Secondo quanto affermato dalla Dott.ssa Moeti, Direttrice Regionale Africa dell’OMS, ci saranno dai 3 ai 5 milioni di persone che dovranno essere ospedalizzate; tra loro circa 82-167mila avranno bisogno di ossigeno mentre tra i 50 e i 100mila di terapia intensiva. Posti letto, ventilatori e bombole per tutti non potranno essercene a meno di massicci investimenti esteri. In Africa c’è un medico ogni 10mila abitanti contro una media Europea di 37. Poi i numeri si trasformano in sentenze: oltre alle difficoltà di raggiungere i presidi sanitari, in Africa ci sono 9 posti letto di terapia intensiva ogni milione di abitanti.

Piani inadeguati

In questo contesto, sarebbe almeno indispensabile avere sviluppato dei Piani pandemici, ma l’OMS riporta che sebbene il 74% dei Paesi in Africa possiede un Piano pandemico per l’influenza, la maggior parte di questi Piani sono superati e inadeguati a contrastare una pandemia . Le conseguenze di recenti epidemie e pandemie hanno evidenziato la necessità di rafforzare le capacità e le infrastrutture di sanità pubblica nazionale

Problema tamponi e personale sanitario

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Lo stato della sanità, le misure restrittive, la disponibilità di protezioni e materiale sanitario, ai quali si aggiungono altri anelli della catena non sono gli unici problemi. Il nuovo grosso problema riguarda i tamponi. Il problema è che i tamponi, anche se arrivano sul territorio interessato, i medici non sanno cosa farci. Non sanno cosa siano, come si usino. Il gap deriva da una scolarizzazione diversa rispetto a quella dei nostri medici e da fattori culturali. Il personale sanitario, laggiù, è di fatto impreparato. Il resto del mondo sta cooperando per reclutare medici, attraverso una rete di Ong, croce rossa. Questo virus obbliga alla distanza, per cui la formazione non avverrà nelle strutture sanitarie, per il rischio di contagio saranno istituite piattaforme online che saranno portate in ogni Stato, che siano accessibile non solo con pc o smartphone, ma con qualsiasi apparecchio cellulare.

Un’economia che grava sulla povertà

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Oltre agli impatti sanitari ci sono quelli economici e sull’occupazione, che avranno conseguenze sociali devastanti. La perdita economica per i Paesi africani a livello aggregato nel 2020 potrebbe oscillare tra i 90 e i 200 miliardi di dollari. A livello occupazionale, in Africa sono a rischio il 26.4% degli impieghi, senza considerare gli elevatissimi tassi di occupazione informale. Sono, infatti, 250 milioni gli africani che lavorano in occupazioni occasionali in contesti urbani. l mix tra perdita di occupazione, scarsità di risorse e di accessi sanitari può diventare devastante. E dare un fortissimo impulso all’emigrazione di centinaia di migliaia di persone. I paesi occidentali avrebbero dunque tutto l’interesse ad aiutare l’Africa, ma in un momento di pandemia globale, con risorse pubbliche sempre più scarse e prospettive di gravissima recessione, gli aiuti che gli Stati più ricchi del mondo danno all’Africa sembrano destinati a comprimersi.

Buio totale

In Africa spesso si vaga nel buio e purtroppo per ora siamo solo all’inizio e quello spiraglio di luce sembra sempre più lontano.

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